– “Oggi sono troppo stanco per seguire tutto l’allenamento, è meglio se me ne sto a casa”.
– “Oggi ho la testa troppo presa da mille problemi per potermi concentrare nello sparring, è meglio se me ne sto a casa”.
– “Oggi ho proprio voglia di allenarmi e vedere gli altri, ma mi fa male il gomito, peccato!”.
– “Questo mese potrò seguire solo una lezione ogni tanto….per farlo così tanto vale che riprendo il mese prossimo”.
Vi ricorda qualcuno o qualcosa?
Vado avanti?
Queste non sono le scuse di chi non ha voglia di fare un tubo.. credetemi a questi ultimi basta veramente molto meno per restare incollati al divano davanti alla tv.
Queste sono le scuse di un appassionato.
Com’è possibile?
Se sono un appassionato non dovrei vedere l’ora di andare in palestra…
Beh è molto semplice, quando faccio qualcosa che mi appassiona, che per me ha una certa importanza ci tengo a farla bene; per
fare le cose alla c… “male” preferisco non farle.
E’ una forma di “rispetto” verso ciò che ci appassiona e sulla carta il ragionamento non fa una piega, anzi è quasi ammirevole.
Solo sulla carta però.
In un mondo ideale esiste la passione ideale e anche l’allenamento ideale.
Poi esiste il mondo reale ed è con quello che dobbiamo fare i conti tutti i giorni.
Nel mondo reale, non devo certo raccontarvelo io, per un motivo o per un altro c’è sempre qualcosa che va storto.
Qualcuno lo chiama karma, i più le chiamano rotture di c…. ma sempre di quelle parliamo.
Se non è l’influenza, saranno i parenti, la trasferta di lavoro, il figlio con il “cagotto”, la macchina dal meccanico, lo stress per il lavoro… qualunque sia la ragione di giornate per un “allenamento perfetto” ce ne rimangono ben poche.
E allora, che soluzioni abbiamo?
Fondamentalmente due.
La prima è la più comoda e la più usata: mollo tutto e vaff.., butto le mie passioni alle ortiche, tanto non era colpa mia, sono giustificato!
E’ colpa del lavoro, della moglie, dei figli, del poco tempo libero, del governo, della congiunzione astrale negativa, delle cavallette.. posso sempre trovare qualcuno a cui dare la colpa.
Salvo poi svegliarmi una mattina 15 anni dopo a e iniziare a piangermi addosso per il tempo e le cose che mi sono perso e, magari iniziare a stressare i miei figli a fare cose di cui non gliene può fregar di meno affinché loro abbiano “quello che non ho potuto avere io”.
L’altra è la più difficile, stringo i denti e cerco di andare avanti come posso.
Ho male alle gambe? allenerò le braccia.
Sono troppo stanco per allenarmi fisicamente? Farò un allenamento tecnico.
Sono troppo stressato per studiare cose tecniche? m’ammazzo di lavoro al sacco.
Non me la sento di fare sparring? Ripasso le forme.
In soldoni, non devo cercare l’allenamento perfetto perché questo semplicemente non esiste.
Esiste l’allenarsi al meglio delle proprie possibilità di quel preciso momento, tante o poche che siano.

Abbasso l’allenamento perfetto, viva l’allenamento imperfetto.